Chest of Spooks 2: It (romanzo)

E’ con un misto di eccitazione e trepidazione che decido di parlarti di quello che è il mio romanzo preferito in assoluto, il libro che più amo e che ha avuto il maggiore impatto su di me, segnando uno spartiacque definitivo: per quanto riguarda la mia vita da lettore, esiste un Avanti It e un Dopo It.

It non è un semplice romanzo, è un’esperienza per chiunque l’abbia mai letto: la vita che palpita in ognuna delle sue mille e più pagine non può lasciare indifferente nessun lettore, qualsiasi cosa stia cercando all’interno del libro. Questo perché It è un romanzo completo, assoluto, che oltre a raccontare una storia riesce a parlare di qualsiasi argomento valga la pena trattare. C’è amicizia, solidarietà, magia. C’è la paura, in tutte le sue forme, fisiche e, soprattutto, psicologiche. C’è il dolore, il lutto, il senso di colpa e il desiderio di vendetta e di riscatto. C’è violenza, bullismo, sottomissione psicologica e pregiudizi. Ma c’è anche amore, tanto e incontenibile: c’è l’amore tra fratelli e tra amici che travalicano lo spazio e il tempo, l’amore che brucia lentamente e quello esplosivo, c’è l’affetto caldo e rassicurante di una mano stretta nella tua e quello passionale di un corpo che ti si stringe sotto le coperte. C’è la solidarietà. C’è il mistero dell’infanzia, la gioia e la paura di crescere e l’esaltazione per essere riusciti ad abbattere i propri demoni personali che strisciano in una cantina che odora di pioggia.

In una parola, It è un capolavoro, che trascende il proprio genere di appartenenza per configurarsi come un romanzo totale in grado di parlare a tutti e in modo diverso a seconda del momento in cui ti trovi a leggerlo; lo so per esperienza, perché la rilettura che ho fatto in occasione dell’uscita del film è stata molto diversa dalle precedenti, avvenute alcuni anni fa.

La trama del romanzo è piuttosto semplice da riassumere. Sotto la cittadina di Derry vive una creatura informe e primordiale che ogni ventisette anni si risveglia per nutrirsi di carne umana. Nel 1958 sette bambini, Bill, Ben, Beverly, Eddie, Richie, Stan e Mike, riescono a sfuggirgli fortunosamente e decidono di unire le forze per combatterlo, costringendolo a tornare prematuramente al suo letargo. Ventisette anni dopo, però, It si risveglia nuovamente, e i sette amici decidono di tornare nella loro città natale per uccidere il mostro una volta per tutte.

La storia di It non sarebbe la stessa senza la sua peculiare narrazione, a dir poco superba, che porta avanti le due linee narrative, quella del 1958 e del 1985, contemporaneamente arricchendole l’una con l’altra e costruendo dei geniali parallelismi tra le vicende che accadono ai protagonisti. Stephen King fa ricorso a tutto il suo talento per costruire una trama ricchissima di avvenimenti e personaggi che si intrecciano e riverberano l’uno con l’altro per dar vita ad un racconto complesso e dai mille risvolti, tanti quante le facce di It. La storia è costruita in modo da ingrandirsi sempre di più man mano che la narrazione procede, assumendo dimensioni sempre più cosmiche: se all’inizio si parla di un mostro che uccide nei ristretti confini di una cittadina, come un’infestazione letale ma localizzata, ben presto diventa chiaro come l’influsso di It si estenda ben oltre la città di Derry, manipolando le vite dei protagonisti che, ignari, hanno costruito la loro vita adulta altrove. Nel finale, quindi, si assiste ad un’escalation che assume le proporzioni di una battaglia universale tra il Bene e il Male assoluti, rappresentati dalla dolce Tartaruga e da It stesso, entità che diventano assimilabili alle mostruose creazioni di H.P. Lovecraft per quanto immense e impensabili possono essere. Il racconto che inizia in un tombino dietro casa, quindi, termina nello spazio vuoto oltre le dimensioni conosciute, dove si trova la vera forma di It, talmente mostruosa e inconcepibile da trascinare alla follia e alla morte chiunque lascorga anche solo per un attimo.

It è il villain perfetto, la somma di tutte le paure concentrate in un unico personaggio inquietante e sinistro. Con il suo aspetto apparentemente innocente e la sua aura perversa, che provoca terrore con la sua semplice presenza, Pennywise è davvero la materia di cui sono fatti gli incubi, nutrendosi delle paure più profonde delle persone e assumendone l’aspetto per uccidere. Nonostante questo, però, It non è invulnerabile o immortale: anche lui può essere ferito e ucciso, segno che anche la paura più profonda e inconfessabile può essere sconfitta. E’ importate infatti notare come, nel romanzo, tutti i personaggi che muoiono sono quelli che non hanno mai del tutto superato le loro ansie e paure infantili, che ne hanno condizionato l’esistenza al punto da diventare una parte fondamentale di loro stessi, come l’ipocondria di Eddie.

Il successo del personaggio di Pennywise risiede proprio nella paura. It è un personaggio disturbante, il più terrificante mai partorito dalla prolifica mente di Stephen King perché è il mostro con cui tutti noi ci siamo confrontati nel corso della nostra vita, e con il quale continuiamo a combattere ogni giorno. It rappresenta gli incubi che si nascondono nel buio della nostra mente, le paure che cambiano di volta in volta ma che non smettono mai di tormentarci e farci rabbrividire; combattere il clown, quindi, significa combattere la parte più oscura della nostra anima, impresa dalla quale non sempre, purtroppo, si esce vincitori.

Ma i veri protagonisti di It non sono i mostri, bensì i sette bambini che si uniscono per uccidere il clown. I Perdenti sono l’anima e il cuore del romanzo, sette persone che, alla fine della storia, senti di conoscere come se ci avessi trascorso una vita intera insieme. King dedica centinaia di pagine meravigliose alla minuziosa descrizione dei suoi piccoli protagonisti e della loro amicizia, raccontata con onestà e affetto al punto di condividere con loro ogni singola emozione; si può dire che, in un certo senso, ogni Fedele Lettore diventa un ottavo membro del Club dei Perdenti.

Le voci dei protagonisti risuonano chiare come poche altre volte è successo, e sebbene i loro ruoli nella storia non siano sempre perfettamente bilanciato a ognuno è dedicato un eguale spazio e una scena madre in cui brillare di luce propria. Tra tutti, Bill riceve sicuramente un’attenzione molto particolare da King durante la scrittura, ed è evidente l’amore che l’autore ha provato nei confronti del suo protagonista, riscontrabile dall’intensità delle pagine a lui dedicate. Bill domina completamente la scena senza mai diventare ingombrante, è bello, carismatico, intelligente, affettuoso e coraggioso, ma non diventa mai fastidioso o odioso nonostante le sue infinite qualità; all’interno del romanzo tutti lo amano, e man mano che se ne approfondisce la conoscenza anche il lettore non può non restare stregato dalla sua personalità.

Un altro personaggio sui generis è Derry, la sonnacchiosa città in cui è ambientata la storia. Derry non è solo il teatro delle azioni di It e dei Perdenti, ma prende attivamente parte alla vicenda come un organismo collettivo che risente dell’influsso malefico della creatura e spinge la sua popolazione ad essere sempre più violenta. Derry uccide tanto quanto il clown, e, peggio ancora, Derry non vede e non sente; l’omertà inconsapevole dei cittadini è uno degli aspetti più spaventosi del romanzo, che crea una soffocante atmosfera di angoscia e paranoia e, allo stesso tempo, dimostra quanto osceno possa diventare il Male nella sua banalità, rappresentata da un vecchietto che distoglie lo sguardo ed entra in casa mentre Beverly rischia di essere uccisa da Henry Bowers.

It è una storia che parla di paura e di magia. E’ un racconto sul fascino dell’infanzia, i suoi misteri e i suoi segreti destinati ad andare perduti con il passare del tempo, ma, contemporaneamente, è un lungo romanzo di formazione che parla dell’angoscia più profonda di tutte: quella si crescere e di cambiare.

It è il libro più bello che io abbia mai avuto la fortuna di leggere, e per questo sarò sempre grato a Stephen King.

9 pensieri riguardo “Chest of Spooks 2: It (romanzo)

    1. Grazie!
      Il libro ovviamente te lo consiglio tantissimo, è molto lungo ma ripaga del tempo che ti chiede. Il film anni 90 faccio finta che non esista nemmeno, mentre quello nuovo te lo consiglio se ami l’horror, a me è piaciuto molto anche se le differenze con il libro sono enormi.

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