Memore di come è andata l’anno scorso e consapevole del ritmo geologico che ha iniziato a prendere il blog nell’uscita degli articoli ho deciso, stavolta, di prendere molto alla leggera la storia degli Oscar, senza post-contenitore e tante sovrastrutture: ho intenzione di parlare sicuramente di tutti i candidati a Miglior Film e del più possibile degli altri, visto che comunque ho intenzione di vederne il più possibile. Il primo dei film che porto all’attenzione della giuria, in questa cosa agli Oscar 2023, è l’ormai famigerato Avatar – La Via dell’Acqua, seguito dell’opera del 2009 e, lo dico subito per mettere in chiaro le cose, secondo me il film più sopravvalutato dell’anno scorso ; va da sé che non credo si meriti né la vittoria né la nomination come Miglior Film, ma questa è solo una mia opinione personale e visto che, dal canto suo, James Cameron con questo film ha guadagnato 2 miliardi di dollari sicuramente ha più ragione lui.

Il film inizia quindici anni dopo la conclusione del primo Avatar. Jake Sully (Sam Worthington) vive su Pandora insieme a Neytiri (Zoe Saldana), con la quale ha avuto tre figli: Neteyam, Lo’ak e Tuk, ai quali si aggiungono Kiri, nata per grazia divina dal corpo della defunta dottoressa Grace Augustine (Sigourney Weaver) e Miles Socorro, detto Spider, figlio del colonnello Miles Quaritch, il villain del primo capitolo. Questo quadretto famigliare non ha alcun idillio, dal momento che la pace su Pandora è un’utopia e i Na’vi vivono in un costante stato di guerra contro gli umani; a complicare le cose tornano il colonnello Quaritch e la sua squadra, clonati sulla Terra e rimandati su Pandora per avere la loro vendetta. Jake, per tenere al sicuro la sua tribù, decide di andarsene e cercare rifugio presso la tribù dei Metkayina, che si è adattata all’ecosistema acquatico e tropicale come i Na’vi nella foresta. Seguono tre ore di noia e immagini coloratissime a un frame rate criminale.
Penso che gran parte dell’opinione che una persona ha su Avatar – La Via dell’Acqua, dipenda da cosa cerca in un film; allo stesso modo penso che non sia così immediato, per chi ha amato il primo film, innamorarsi automaticamente anche di questo. Nel 2009 Avatar è stato veramente una rivoluzione, una delle poche a cui posso dire di aver partecipato in prima persona: il cinema 3D ha dato, con quel film, tutto il meglio che ha saputo offrire con un’esperienza immersiva come mai si era vista, un coinvolgimento a 360° che nessun film, in seguito, ha davvero saputo replicare; e non a caso la tecnologia 3D, dopo quella prima esplosione che lasciava presagire esperienze totalmente differenti di visione, è rapidamente andata sparendo dai nostri schermi. A me Avatar è piaciuto: non è mai diventato uno dei film della mia vita, non mi ha cambiato l’esistenza, ma pur notando la trama molto esile mi sono lasciato divertire e stupire dalla tecnologia 3D e lo ricordo ancora con molto affetto.
Avatar – La Via dell’Acqua tenta di riproporre, su una scala ancora più grande, quello che Avatar aveva fatto nel 2009, e a fronte di una trama ancora più semplice, lineare e lacunosa aumenta esponenzialmente la sua durata, i suoi effetti, i suoi colori; Cameron pompa steroidi dentro la tecnologia 3D per cercare di suscitare, tredici anni dopo, la stessa curiosità e la stessa emozione che aveva accompagnato l’uscita al cinema di Avatar e, al tempo stesso, rivitalizzare una tecnologia che non ha mai davvero avuto una vita propria al di fuori dei confini di Pandora. Il problema, per me, è che puoi permetterti di costruire un film (o anche dieci) unicamente su una tecnologia, su un trucco, ma se poi, quel trucco, non lo inserisci in una struttura più grande, in una narrazione valida che comunichi qualcosa allo spettatore, allora si entra nel campo dell’esercizio di stile o, in alternativa, si ritorna al cinema delle attrazioni, quando il pubblico correva sotto a un tendone e pagava un biglietto per vedere le immagini che si muovevano. Avatar – La Via dell’Acqua è puro cinema delle attrazioni, pura immagine in movimento priva di qualsiasi velleità narrativa, un pretesto per esibire una tecnologia ormai già relegata nel disinteresse generale da anni ma, alla fin fine, vuoto; per questo ho detto, iniziando il lungo pippone che cerco di concludere, che la tua esperienza del film dipende da cosa cerchi al cinema: se cerchi delle immagini bellissime e spettacolari allora resterai incantato dal film, ma se cerchi della sostanza, una sceneggiatura che sia più solida di un rotolo di carta igienica, allora rischi di annoiarti per un tempo paragonabile a quello di un sequestro di persona. Fa ridere, infine, che proprio nel momento in cui infuria il dibattito sul fatto se i cinecomic siano davvero cinema o soltanto enormi giostre coloratissime venga così celebrato un film che è esattamente questo, una giostra coloratissima, frenetica, rumorosa, che ti bombarda i sensi per non farti notare il fatto che stai girando in tondo e non si va da nessuna parte.

Non so nemmeno da che parte cominciare a parlare delle cose che mi hanno deluso in Avatar – La Via dell’Acqua; era difficile riuscire a realizzare un film ancora più esile del primo capitolo, eppure ci sono riusciti in pieno: se in dieci anni tutto quello che siete riusciti a partorire è questo allora c’è un grave problema, secondo me. È ovvio, guardandolo, come in Avatar – La Via dell’Acqua non ci fosse alcun interesse a raccontare nulla ma solo a giocare con il 3D, ed effettivamente il film questo fa non raccontando nulla – e quando lo fa riesce a essere straordinariamente vago, banale e problematico. È terribilmente banale la scelta di riportare in scena il villain del primo film in cerca di vendetta come nel meno ispirato dei sequel Disney (lo sappiamo per esperienza, ormai, ne ho parlato QUI e QUI), è banale tutta la storia di immigrazione, perché questo è, di Jake e famiglia presso i Metkayina, una vicenda che Barbascura X ha efficacemente riassunto come “famiglia americana di trasferisce e i figli devono farsi dei nuovi amici al liceo”; è tutto così poco ispirato, così a un livello basic di narrazione, così piatto che, seriamente, non te ne frega nulla perché tanto sai già, letteralmente, cosa accadrà con un anticipo di ore – perché, ovviamente, le poche cose che succedono ci mettono un sacco di tempo a succedere.
Ogni spunto interessante che potrebbe essere approfondito per costruire un discorso più elevato di “albero buono, fuoco cattivo” viene accuratamente evitato. C’è, in tutto il film, un militarismo esasperato talmente interiorizzato nei personaggi da caratterizzare anche il modo che i protagonisti hanno di esprimersi tra di loro, e se da un lato questo può essere verosimile come conseguenza di una vita trascorsa perennemente in guerra dall’altro non è mai problematizzato, non è mai approfondito per portare a una crescita dei personaggi e a una loro maturazione; perché affrontare il tema della crescita dei figli in un contesto di guerra quando puoi ignorare la questione e fingere che sia normale che dei bambini si rivolgano al padre come un soldato semplice a un colonnello? Perché approfondire il problema del razzismo contro degli immigrati, e magari costruire l’intero film su questo problema, quando puoi appiattire tutto a una scaramuccia tra bulletti? E santo cielo il pietismo di Lo’ak che viene sempre incolpato di qualsiasi cosa e si assume la responsabilità delle azioni di tutti, povero Cristo in croce, ma ti dai una svegliata? Spero noi tutti si sia per lo meno d’accordo sul fatto che Jake sia un pessimo genitore. Perfino lo spiritualismo Tumblr che aveva caratterizzato il primo film qui non regge più, perché, come il 3D, è ormai vecchio, l’abbiamo già visto, non è più interessante.

Avatar – La Via dell’Acqua è un film che dura per sempre ma non dice nulla, apre mille discorsi e non li sviluppa mai perché è troppo occupato a gettare i semi che verranno sviluppato nei prossimi sequel e, nel fare ciò, cade nel solito tranello di una serie tv già certa del rinnovo: è talmente impegnata a porre le basi per le stagioni successive da dimenticarsi di chiudere come si deve la storia che sta raccontando adesso. Il film non dice nulla anche perché è una colossale opera di guerra in cui battaglie, sparatorie, massacri e torture dominano il racconto lasciando intravedere un inquietante feticismo di Cameron per la violenza. La battaglia finale contro Quaritch è i n f i n i t a, va avanti per sempre e proprio quando finalmente sembra essersi conclusa ecco che riprende gas e ricomincia di nuovo, con una dinamica che mi ha fatto pensate al vecchietto che, ne Il Gobbo di Notre Dame, si libera dalla gabbia per finire nella gogna e, già tardi, si libera dalla gogna per finire nel tombino. Insomma, non se ne esce mai, e quando se ne esce lo si fa, chiaramente, nel modo più prevedibile e banale possibile, gettando al vento ogni logica (perché diavolo Neytiri, che ha allegramente massacrato gente fino a quel momento, non uccide semplicemente Quaritch mentre è alle sue spalle invece di fare il teatrino con Spider?) e, al contempo, buttando altre basi da (non) sviluppare nei prossimi film.
A coprire questo mare di nulla rimangono le immagini e il 3D, ma, come già detto all’inizio, per quanto mi riguarda delle belle immagini, la forma, non sono sufficienti a salvare un film se la sostanza non c’è; probabilmente Avatar – La Forma dell’Acqua è un caso in cui la forma È la sostanza, in cui il modo in cui è girato e le immagini che presenta sono tutto ciò che vuole dire, il suo messaggio. Viene però da domandarsi, a questo punto, se allora il cinema sia effettivamente il medium giusto per l’operazione che Cameron ha in mente di fare, se realizzare una serie di film sia stata la scelta migliore. Forse, per un’opera che è pura esperienza di visione e immersione, sarebbe stato più coerente percorrere la strada dell’installazione audiovisiva, della videoarte, così da poter dare vita a qualcosa che non fosse costretto a fingere di avere una trama e dei personaggi e potesse concentrarsi unicamente sull’esplorazione 3D di un mondo alieno; certo, in questo modo non sarebbe mai arrivato a guadagnare 2 miliardi di dollari in pochi mesi, ma avrebbe forse avuto ancora maggiore libertà creativa e avrebbe dato vita a qualcosa di veramente mai visto. Io, lo ammetto, non sono rimasto incantato nemmeno dalle immagini del film: non ho sperimentato la stessa sensazione di immersione che ho provato con il primo film, ma quello che è peggio non ho mai creduto, per un solo istante, che quello che avevo davanti fosse vero. Complice forse l’iperrealismo dell’animazione, a un certo punto tutto, compresi i personaggi umani, sembrano finti, creati e animati al computer, mentre gli elementi in CGI sembra non ci provino nemmeno a sembrare reali: è tutto troppo definito, troppo saturo, e l’impressione di star guardando un bel cartone animato che si mangia anche la percezione della profondità che, a lungo andare, non noti più vanificando l’intero senso dell’operazione.

Come ho scritto già fin troppo a lungo, per me Avatar – La Via dell’Acqua è stato una colossale delusione. Non mi ha incantato, non mi ha sorpreso, non mi ha meravigliato, mi ha solo annoiato tantissimo e dato un sacco fastidio con la sua animazione al tempo stesso troppo realistica e troppo da figurina di carta colorata a pennarello e ritagliata. È probabilmente cinema che non fa per me, che non mi parla, per cui non nego di essere solo io il problema, se il film non mi ha raggiunto come si supponeva dovesse fare – e come immagino abbia, invece, raggiunto la maggior parte del pubblico. Ammetto di avere ancora meno interesse, ora, a vedere gli altri sequel, soprattutto dopo aver letto dell’introduzione di una tribù del fuoco nel terzo capitolo, confermando l’ipotesi che James Cameron stia elaborando il suo personale remake di The Last Airbender sotto mentite spoglie. Non so ancora se lo andrò a vedere, quello che so è che 25,00 euro per due biglietti per questo film sono stati una ladrata! Agli Oscar, Avatar – La Via dell’Acqua è nominato in 4 categorie: Miglior Film, Miglior Sonoro, Miglior Scenografia e Migliori Effetti Visivi. Posto che il premio per gli effetti visivi sicuramente se lo porterà a casa, spero che si limiti a quello che non soffi il Miglior Film a qualcosa di più complesso di un libro da colorare per la scuola elementare.
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Altri film candidati agli Oscar 2023:
A me non è piaciuto, ma per altri motivi. Le premesse iniziali erano troppo forzate e sbrigative, il finale privo di logica. E un po’ di altre cose nel mezzo. A differenza del primo film che, con una trama semplice e lineare, era riuscito a costruire una buona storia che ho apprezzato. Qui è tutto troppo complicato e banalizzato. Visivamente comunque mi è piaciuto, ma sono sempre stato un fan del 3D anche quando era in anaglifo.
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Il primo, pur essendo estremamente semplice, si lasciava guardare e apprezzare per la novità tecnologica, questo, come hai detto anche tu, è forzato fin dall’inizio e banale nel suo sviluppo. E ho letto che hanno ritardato le riprese proprio per rifinire la scrittura del copione! Non oso immaginare cosa fosse prima!
Io in realtà non sono un fan del 3D, non mi serve quello per immergermi in un film, anche se ammetto che a volte è divertente.
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A me il film è piaciuto come mi era piaciuto il primo, ma proprio come hai detto tu, dipende da cosa cerchi in un film. Ma dipende ovviamente dal tipo di film. Da uno come Martin McDonagh (giusto per restare in tema Oscar) mi aspetto una trama e una bella scrittura. Da un film Marvel invece no.
Che poi non si parla di assenza di trama ma di trama semplice fatta dei soliti cliché e archetipi già visti milioni di volte. Per quanto mi riguarda non c’è nulla di male se dall’altra parte c’è una buona componente visiva, ma dipende appunto dai casi.
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Secondo me dipende anche da come questi archetipi vengon utilizzati e rimaneggiati. Il primo Avatar è un classicissimo viaggio dell’eroe, ma il worldbuilding e la novità del 3D si lascia seguire anche con piacere e se anche non ti porti a casa un dramma shakespeariano comunque ti soddisfa. Qui, secondo me, venendo a mancare il fattore novità gli archetipi avrebbero dovuto essere rielaborati un po’ di più, magari spendendo più in energia in fase di sceneggiatura e meno in post-produzione.
Poi sono d’accordo che dipenda dal tipo di film, però mi aspetto che se un film introduce un argomento poi lo sviluppi un minimo fino a dirmi qualcosa. Nemmeno io mi aspetto dai Marvel delle sceneggiature da Oscar, però i vari discorsi che hanno aperto li hanno sviluppati – in modo superficiale e approssimativo, magari, però il loro piccolo arco lo hanno costruito. Mi aspettavo, ad esempio, che Endgame esplorasse il fallimento dei supereroi, e lo ha fatto bene, secondo me, dedicandogli tutto il lunghissimo primo atto del film e gli archi dei vari personaggi. Poi ovviamente ci sono anche i Marvel vuoti, ma appunto li classifico nei brutti film, o nei film mediocri.
Qui mi sembra che manchi anche questo: siamo in tempo di guerra e non se ne parla, siamo immigrati e non se ne parla, si introduce l’omeopatia vs la medicina e non se ne parla, si butta lì anche la scoperta dell’immortalità, con il liquido estratto dalle balene, e non se ne parla. Insomma, parlami di qualcosa! Non puoi tenermi qui per tre ore e mezza a vedere gente in CGI che nuota o si spara addosso!
Poi ammetto il mio bias contro le opere che privilegiano l’estetica sul contenuto, so che non fanno per me e che mi annoio a guardarle, e mi sembra che Avatar rientri esattamente in questa categoria.
Però sono contento che a te sia piaciuto, vuol dire che è riuscito a parlarti in un modo che con me non ha fatto.
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Si è vero, ho notato anche io grossi buchi specialmente a inizio film. Quando cerca di riassumere questi 15 anni passati rispetto al primo film in fretta e furia e sorvolando su alcuni dettagli.
Per il resto però a me non ha disturbato la superficialità di alcuni passaggi. In parte perché appunto intrinseca in questo genere di film (cioè i blockbuster, che non vuol dire che non possono essere scritti bene o approfonditi a dovere ma non lo vedo nemmeno come un requisito necessario per goderselo come film) e in parte perché è il primo film di altri 4 già annunciati. Alcuni argomenti potrebbero essere ripresi e approfonditi in futuro.
Dipende sempre da cosa si vuole vedere. Mad Max Fury Road per me è uno dei migliori film degli ultimi 20 anni eppure fa la stessa cosa di Avatar, è tutto immagini e worldbuilding, la trama è riassumibile in 1 riga. I personaggi sono approfonditi ma non a parola ma sempre per immagini.
Ma anche un film come Grease per dire, la trama e i personaggi sono banalissimi ma lo si ama per la musica e i balli. In Avatar la musica e i balli sono i paesaggi e gli effetti speciali.
Ma ripeto, ci sta che a qualcuno non basti o addirittura che non sia piaciuto. Alla mia compagna ha fatto schifo il primo film (lo odia, letteralmente) e si è rifiutata di guardare questo secondo. Non ti dico le discussioni quando si parla di James Cameron in generale XD
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«cacca… cacca… cacca…» (cit.)
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Ahahah esatto! Hai riassunto in tre parole tutto quello che ho scritto!
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A me non ispirava manco il precedente per cui logicamente non mi sono visto il sequel. Diciamo che di solito non cerco un film ed accetto passivamente quello che chi accompagno propone (mi piacciono un sacco i pop-corn al formaggio del cinema e mangiarli così, senza film non è la stessa cosa). Ammetto però che in questo caso sono felice che a nessuno dei miei amici sia venuta voglia di andarlo a vedere, probabilmente mi sarei fatto una tale ronfata in poltrona che alla fine davano a me l’oscar per la migliore colonna sonora.
Ammetto però che quando hanno annunciato che questo sequel sarebbe arrivato in 3D un attimo ci sono rimasto e mi sono genuinamente chiesto: “ma come, i film in 3D non erano finti in un flop fenomenale?”
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Ahahah il 3D è stato tenuto in naftalina apposta per Cameron, che ormai è l’unico a continuare a divertirsi giocandoci.
Io sono invece quello che trascina gente – principalmente mio fratello – a vedere cose, anche se è capitato che seguissi qualcuno passivamente: l’occasione più famosa è stata quando abbiamo visto Il Cavaliere Oscuro e hanno quasi dovuto portarmi di peso in sala perchè non ne volevo sapere. Stolto! È bastata la prima scena a conquistarmi.
La dormita me la sono fatta guardando Wakanda Forever: ho perso dei pezzi interi di film, che poi ho ricostruito dai dialoghi dei personaggi. Probabilmente i miei sogni erano più interessanti del film!
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Nell’ormai lontano 2009 non ero stata attratta da Avatar, motivo per cui non l’ho mai visto al cinema e men che meno in 3D. L’ho recuperato questo mese, prima di vedere il sequel, e pur guardandolo da un computer riconosco che le grafiche e la tecnologia a quel tempo erano qualcosa di straordinario. Forse non ha tutti torti chi dice che in qualche modo Avatar ha segnato un traguardo nella storia del cinema. Ma avevamo davvero bisogno di un sequel, anzi, di una serie di altri film dato che sono già in programma? La trama aveva già raggiunto una conclusione, i messaggi erano già stati trasmessi, le vedute aeree su Pandora le avevamo già viste. Ho trovato il sequel piacevole, da intrattenimento, ma 1) eccessivamente lungo e 2) non necessario
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