Cinzia, di Leo Ortolani

Due grandi eroi sono nati in quello storico primo numero di Rat-man destinato a sconvolgere il mondo del fumetto italiano. Il primo era, appunto, Rat-man, al secolo Deboroh La Roccia, di giorno magnate miliardario e di notte improbabile supereroe mascherato impegnato a proteggere la Città Senza Nome dai nemici che la minacciano; il secondo, invece, era Cinzia. Cinzia nasce semplicemente come gag usa-e-getta, una delle infinite battute fulminanti con cui Leo Ortolani riempie le sue vignette, ma ha avuto la fortuna di fare breccia nella mente del suo creatore: molto presto, Ortolani ha iniziato a interrogarsi su questo transessuale nato per caso, approfondendone sempre di più il personaggio sia da un punto di vista comico, in cui rientra nel tipo dell’innamorato senza speranza, che drammatico, alle prese con le difficoltà insite nel suo orientamento sessuale. Tutto questo lavoro trova compimento in Cinzia, la graphic novel che Ortolani ha ora dedicato al personaggio, in cui finalmente diventa protagonista assoluta di una storia folle e drammatica al tempo stesso, in pieno stile Ortolani.

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Divisa tra le riunioni sempre più autoreferenziali dell’associazione LGBTQecc. e la ricerca impossibile di un lavoro, Cinzia, transgender dalla transizione ancora in corso, attende con ansia il momento in cui le verrà riassegnato il genere sessuale, in modo da poter essere considerata una donna a tutti gli effetti nonostante quei trenta centimetri in più di cui non si è ancora liberata. A complicare tutto, come nelle migliori storie, arriva l’amore, un colpo di fulmine imprevedibile e spietato per l’aitante Thomas. Il problema, a questo punto, è uno solo: fin dove si è disposti a spingersi per amore?

Non è un mistero che Leo Ortolani, oltre ad avere dei tempi comici irresistibili e un grande talento per l’assurdo e il surreale, sia anche un ottimo scrittore drammatico, capace di far ridere ma anche di prendersi molto sul serio quando la situazione lo richiede. Cinzia è una storia piuttosto difficile che tratta una serie di argomenti molto delicati con una sensibilità e un’attenzione davvero speciali, il risultato dell’enorme rispetto che l’autore ha non solo per il suo personaggio, al quale dimostra di volere molto bene, ma anche nei confronti delle persone reali di cui sta parlando. Perché finché si ride, come in Rat-man, tutto è concesso, anche scherzare sulla transessualità (e in questo Ortolani non è mai stato timido), ma quando la situazione si fa seria e l’argomento è affrontato così di petto allora diventa molto difficile bilanciare alla perfezione tutte le anime di una storia tragicomica come questa, senza scadere di volta in volta nella farsa o nella pedanteria.

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Cinzia ha il pregio di riuscire a trattare un argomento molto complesso con leggerezza, che non significa superficialità, ma esattamente il contrario. Nelle sue battute fulminanti, Leo costruisce una critica quasi a 360° dei pregiudizi e dei luoghi comuni sui transessuali, ma al tempo stesso attacca ferocemente quegli stessi organismi che dovrebbero lavorare per sostenerli durante il lungo e difficile periodo della transizione; emblematico, ad esempio, è il trattamento riservato all’associazione LGBTQ, descritta come un’organizzazione completamente interessata a promuovere una sterile politica di integrazione al suo interno che però non si concretizza mai in una vera battaglia per i diritti dei propri affiliati, una battaglia che, in verità, sembra vivere piuttosto passivamente e con un certo fatalismo, come se fosse responsabilità di altri e a loro toccasse solo attendere e, eventualmente, criticare. Una prospettiva molto lucida che potrebbe far aprire molti occhi in entrambi gli schieramenti, quello che la comunità la sostiene e quella che, al contrario, la attacca: mai come in questa occasione Ortolani ne ha per tutti, e non risparmia frecciate anche agli ottusi che si battono contro gli orientamenti sessuali divergenti dall’eterosessualità. Ma se la comunità LGBTQ è criticata molto aspramente, questi ultimi sono trattati con bonaria simpatia, quasi con pietà, talvolta, come si tratterebbe un bimbo che si intestardisce a voler sostenere la sua posizione nonostante le prove che la smentiscono. Una differenza sostanziale che stabilisce un punto molto forte e potenzialmente controverso: è ben più grave il lassismo della comunità LGBTQ che si perde nella sua autoreferenzialità evitando le battaglie che dovrebbe combattere piuttosto che la stupidità di chi quella comunità la vorrebbe cancellare.

Ma il centro della storia è Cinzia, centro di gravità attorno al quale ruotano tutti i personaggi e le storie del fumetto. La vicenda che la vede protagonista non è necessariamente originale, anzi, a un certo punto appare anche piuttosto prevedibile nel suo svolgimento, ma non è questo il punto: Cinzia è un romanzo di formazione, per cui il suo valore è tanto più grande quanto importante è l’evoluzione che la sua protagonista subisce nel corso della storia. Per questo non è tanto importante come finisce la storia d’amore tra Cinzia e Thomas, quanto quale sia il depositato di questa storia in Cinzia stessa, e come cambi la sua percezione di sé stessa alla luce di questa esperienza; in questo senso, il risultato è eccezionale. Cinzia decide di cambiare in modo drastico per conquistare il suo uomo tornando uomo lei stessa, mascherandosi e agendo in incognito con la pelle della sua precedente identità, Paul. Un’identità che le apre molte porte e le semplifica enormemente la vita, certo, ma che nella quale non si identifica più, e che diventa paradossalmente più fittizia di quanto lo sia quella di Cinzia, un nome che non ha ancora alcuna validità istituzionale o corrispettivo fisico nella persona che lo porta.

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Il punto di svolta è nella conclusione della vicenda, nel momento in cui le tante maschere della storia cadono e Cinzia e Thomas vivono brevemente la loro storia d’amore; una relazione che finisce molto presto non a causa delle rispettive identità sessuali, ma per un motivo molto più semplice: non si amano. Ironia della sorte, Thomas si innamora di Paul e desidera qualcosa che Cinzia non è disposta a dargli, dal momento che significherebbe negare la sua identità. Quella che esce vincitrice dalla storia è una Cinzia nuova, rinnovata e più sicura di sé stessa, consapevole della sua identità e del fatto di essere l’unica con il potere di stabilire chi lei sia a prescindere dal risultato di un freddo test: lei non è una foto sul documento di identità, è una persona che ha finalmente capito quale sia il suo ruolo nel mondo e non ha più paura di ricoprirlo.

La scrittura della storia è eccellente, alternando commedia e dramma, battute grossolane e sottili metafore che accompagnano sia i testi che le immagini, come la rappresentazione di Cinzia sotto forma di silhouette nera a simboleggiare il suo status di macchia. Parole e disegni collaborano per dare vita a quella che è probabilmente la storia più matura di Leo Ortolani finora, che alza ulteriormente il livello del suo standard già ragguardevole. Nella sua bella introduzione, Licia Troisi scrive che nessuna storia è inutile se viene dal cuore, e Cinzia viene davvero dal cuore del suo autore, nutrendosi della sua intelligenza e del suo amore. Un amore che non si misura in centimetri.

3 pensieri riguardo “Cinzia, di Leo Ortolani

  1. Cinzia! Non sapevo di questa graphic novel, sembra molto interessante! Conosco Ortolani dai primi numeri autoprodotti di Rat Man di metà anni 90 ma ammetto di averlo poi perso di vista (sul suo blog recentemente ho letto quelle perle di recensioni cinematografiche, naturalmente)! Se trovo questo volume me lo accatto, tra qualche giorno torno pure in Italia… :–)

    Grazie dell’articolo!

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    1. E’ uscito tipo il mese scorso, per cui lo dovresti trovare in tutte le librerie; io l’ho comprato alla Feltrinelli, ad esempio.
      Purtroppo ho seguito Rat Man in modo molto discontinuo, leggendo i volumi che trovavo in biblioteca quando facevo l’università e mi ci rintanavo per studiare. mi piacerebbe leggere tutta la serie, ma il prezzo di acquistarla tutta deve essere – per me – proibitivo, al momento!

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