Oscar 2018: di vincitori e vinti

Alla fine non ce l’ho fatta: venti ore di seggio elettorale sono state troppe anche per me, per cui ho retto solo la vittoria al Miglior montaggio sonoro di Dunkirk e poi ho ceduto e sono andato a letto. Questo tuttavia non esclude che noi si possa ora vedere come sia andata questa cerimonia e fare qualche considerazione, che col senno di poi sono sempre più facili e gustose da fare.

La Forma dell’Acqua si prende, come era prevedibile, alcuni dei premi più ambiti, come la Miglior regia e il Miglior film. Per quanto non mi dispiaccia, rimango tuttavia dell’idea che ci fossero candidati molto più validi di lui per il Miglior film: l’Academy ha preferito un film dall’estetica fiabesca ma dallo storytelling decisamente scarno e convenzionale alla poesia per immagini di Chiamami Col Tuo Nome, alla sontuosa magnificenza di Phantom Thread e alla tormentata analisi storica di L’Ora Più Buia, gli unici tre che potevano davvero, secondo me, competere con il film di del Toro. Che mi è piaciuto, sia chiaro, ma forse c’era qualcuno che lo meritava di più.

Molte le vittorie già annunciate, come la Miglior sceneggiatura non originale a Chiamami Col Tuo Nome, roba che sarei andato a cercare i giudici con le torce e i forconi se avessero osato negargli la statuetta, e il Miglior attore protagonista a Gary Oldman, che supera il suo principale competitor, Daniel Day-Lewis. Allo stesso modo Phantom Thread vince giustamente per i costumi e Blade Runner 2049 per tutto quello che è il suo lato visivo, quindi Fotografia Effetti speciali, mancando però purtroppo il premio per la Scenografia, andato a La Forma dell’Acqua; stupisce la vittoria Dunkirk solo per il sonoro (Mixing ed Editing), ma forse, in realtà, neanche così tanto visto che anche io non gli avevo assegnato molto altro. Mi dispiace per la sconfitta di Baby Driver, ma non importa: continuerò lo stesso a portarmi le sue sparatorie a ritmo di musica nel cuore.

Nessuna sorpresa anche nell’animazione, con Coco che fa guadagnare alla Pixar la sua statuetta di rito. Anche in questo caso bene, ma forse c’erano altri film che erano andati più a fondo nella tecnica e nello storytelling e avrebbero meritato un riconoscimento maggiore. Sono molto contento anche per la vittoria di Dear Basketball come Miglior cortometraggio animato, un vero gioiello.

Cose che non ho visto arrivare. Get Out ruba la statuetta come Miglior sceneggiatura originale superando The Big Sick e Lady Bird, gli unici che, secondo me, avrebbero meritato di portala a casa. Allo stesso modo Sam Rockwell e Frances McDormand sono rispettivamente Miglior attore non protagonista e Miglior attrice protagonista con Tre Manifesti a Ebbing, Missouri; a me non è proprio piaciuto sotto nessun aspetto possibile, per cui ho storto un po’ il naso vedendoli vincere l’Oscar. Mi aspettavo che Greta Gerwig vincesse la Miglior regia con un colpo di coda ideologico dell’Academy, ma fortunatamente non è successo e il buon Guillermo ha vinto la statuetta, dimostrando che a volte il merito viene premiato.

E direi che sia tutto. Chiudo ringraziandoti ancora per questo bellissimo mese dedicato agli Oscar, che si è rivelato davvero speciale anche, e principalmente, per merito tuo. Ho avuto la fortuna di riuscire ad avere uno scambio continuo di opinioni e pareri su quasi tutti i film di cui ho parlato e sempre con un rispetto, spero reciproco, che non ho mai trovato su nessun altra piattaforma, dove spesso le discussioni finiscono per degenerare velocemente. Mi sembra che questo piccolo spazio sia cresciuto molto in questo periodo, un mese che, al di là dei film, mi ha dato tanto, e per il quale ti ringrazio ancora.

Alcuni annunci, clausole e, come dire, qualche piccola postilla. L’idea era, alla fine degli Oscar, di iniziare un lavoro simile per i David di Donatello, ma il tempo e le forze non mi concedono, purtroppo, di coprire i premi italiani in modo altrettanto capillare. Sicuramente vedrò tutti i principali candidati, ma credo che finirò per scrivere solo dei Miglior film e, eventualmente, di quelli che dovessero particolarmente colpirmi prima della cerimonia, che ti invito comunque a seguire per sostenere il nostro cinema, che mi sembra si stia lentamente e sonnacchiosamente svegliando fuori.

Tra le cose migliori che il mese degli Oscar mi ha portato c’è sicuramente la proposta del blog collettivo L’Ultimo Spettacolo di entrare a far parte della loro famiglia iniziando a scrivere anche per loro; ovviamente sono stato felicissimo di accettare, per cui, se ti va e sei particolarmente affezionato, da dopodomani puoi iniziare a seguirmi anche lì (e in generale ti consiglio di dare un’occhiata al loro sito al di là della mia presenza, sono sicuro che lo troverai molto valido).

Ok, direi di aver chiacchierato del nulla anche fin troppo. Io ti saluto, ti ricordo per l’ultima volta (sigh!) che QUI  puoi trovare tutto quello che abbia scritto nell’ultimo mese e mezzo sugli Oscar, e ti saluto dandoti appuntamento su L’Ultimo Spettacolo oppure, sempre qui, in settimana, con un nuovo articolo a tema libri.

2 pensieri riguardo “Oscar 2018: di vincitori e vinti

  1. Daniele, siamo davvero contenti di accoglierti nel gruppo, quindi grazie a te per aver dato la disponibilità a partecipare al progetto…
    io sono di quelli che invece tifava per i Tre manifesti (oltre che per PTA) e quindi la vittoria di Del Toro mi ha fatto un po’ storcere il naso…
    ps: piccolo refuso nel tuo articolo, la scenografia è andata a TSOW non a BR 2049 (ma ti capisco, dopo tutte quelle ore di seggio elettorale e dopo essere rimasto pure sveglio per guardare le premiazioni)… 😀

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