Iniziamo oggi il conto alla rovescia che ci porterà a salutare anche quest’anno, altri dodici mesi che, a ripensarci, mi sembrano essere stati lunghi eterni ed essere volati via allo stesso tempo. Il 2022 è stato un anno molto carico di aspettative da tutti quanti, credo, e sebbene non sia stato così semplice come speravamo si è rivelato, per me, un anno di grandi rivoluzioni per cui sono sicuro che lo ricorderò, se non proprio con affetto, sicuramente come un punto di svolta fondamentale. Ma non è ancora il momento di perdersi a guardarci l’ombelico per tirare le somme dell’anno (quello, tradizionalmente, lo facciamo il 30 dicembre), quanto piuttosto di iniziare a celebrare, avvolti da lucine e pandori, l’anno che se ne va; e quale modo migliore se non proseguire il viaggio attraverso quello che è stato uno dei più grandi fenomeni televisivi italiani nel periodo delle festività natalizie? È il dicembre del 1992, l’Italia è ancora scossa dall’indagine di Tangentopoli che ha sconquassato il panorama politico che dal dopoguerra decideva le sorti del Paese e dalle stragi di mafia mentre il futuro inizia a fare capolino nella forma del prototipo del primo smartphone e del primo SMS, ma nonostante questo il Paese tutto si ferma per due giorni perché su Canale 5 va in onda Fantaghirò 2.

La storia inizia poco dopo la conclusione della miniserie originale. Nel regno di Fantaghirò (Alessandra Martines) fervono i preparativi per il matrimonio della principessa con Romualdo (Kim Rossi Stuart), ma qualcuno trama nell’ombra: è la Strega Nera (Brigitte Nielsen), che disgustata dalla felicità di Fantaghirò decide di rovinarle la vita. Fantaghirò e Romualdo sono costretti a rimandare le nozze per combattere la nuova minaccia, ma mentre lui parte subito all’attacco lei ha un problema: come parte dei voti nuziali ha promesso di non usare più una spada, e sigillato la promessa con la magia della Strega Bianca (Katarina Kolajova). Adesso Fantaghirò deve trovare il modo di sconfiggere la malvagia Strega Nera e salvare il suo regno senza ricorrere alle armi, mentre Romualdo finisce vittima dell’incantesimo della maga ed è asservito al suo volere.
Guardare Fantaghirò è sempre divertentissimo, sia come testimonianza di un immaginario fiabesco che oggi, in parte, purtroppo non esiste più sia come intrattenimento puro di una storia semplice, lineare, ma raccontata con passione e da guardare per rilassarsi – magari in compagnia. Fantaghirò è un comfort show, uno di quei prodotti che ti fa stare bene mentre lo guardi, che sai già, più o meno come andrà a finire e anche per questo motivo si lascia godere molto facilmente. Non è una miniserie che ti chiede tanto ma, allo stesso tempo, ti regala molto in termini di divertimento e fantastico; onestamente sento un po’ la mancanza di questo modo di fare fantasy sicuramente ingenuo, sicuramente a tratti kitsch, sicuramente semplicistico, talvolta, nelle caratterizzazioni dei personaggi, ma divertente, rilassante, che ti permette di passare tre ore semplicemente a gustare una bella storia senza sentire la necessità di diventare sempre più violento e drammatico solo per dimostrare di essere un prodotto serio.
Guardando Fantaghirò 2 mi ha fatto sorridere pensare a come oggi sia richiesto a qualsiasi tipo di film o serie tv, perfino a quelli per bambini come i Classici Disney, di alzare sempre di più il livello del racconto e del sottotesto, di inserire messaggi sempre più complessi e personaggi sempre più complicati. Oggi non sono più accettati i personaggi che siano bianchi o neri, che siano, dicotomicamente, eroi o villain, ma si esige che ogni storia abbia profondità insondabili sotto la superficie del racconto anche quando quella profondità rischia di diventare ingestibile (come in Soul) o dare vita a storie che rischiano di non poter essere adeguatamente sviluppate nel tempo a disposizione (come in Encanto). Soprattutto, oggi non esistono più villain, non esistono più i personaggi cattivi che fanno intenzionalmente del male e intralciano la strada all’eroe; in casa Disney, il principale responsabile dell’immaginario fantastico che ci caratterizza, l’ultimo grande villain è, secondo me, Gothel in Rapunzel, mentre negli ultimi 12 anni si è assistito a un progressivo ritirarsi di questa figura in favore di conflitti più astratti che, per questo motivo, risultano meno d’impatto. È la base del meccanismo della fiaba personificare un conflitto nella figura di un antagonista da sconfiggere per ristabilire un ordine distrutto, ed è il modo più semplice anche per far passare con naturalezza e divertimento dei insegnamenti molto complessi a un pubblico estremamente eterogeneo: è ben diverso parlare di un ambiente famigliare tossico mettendo in scena il superbo personaggio di una madre narcisista o, invece, raccontare le nevrosi di un gruppo di persone schiacciate dalla necessità di offrire prestazioni sempre più alte e frequenti.

Tutto questo pippone per arrivare a parlare, naturalmente, della Strega Nera, new entry di Fantaghirò 2 e magnificamente interpretata da Brigitte Nielsen. La Strega Nera è il classico villain da fiaba, un personaggio intrinsecamente cattivo che valorizza tutto ciò che c’è di negativo come il valore più elevato. Non c’è profondità nella Strega Nera, un personaggio essenzialmente tipizzato che si identifica completamente nel ruolo che ricopre nella storia: lei è l’antagonista di Fantaghirò, e tutto quello che fa all’interno della storia serve a rimarcare questa caratteristica. Nel fare questo recupera l’iconicità di personaggi classici come Malefica, la strega cattiva de La Bella Addormentata nel Bosco, anche lei una forza, dichiaratamente, del Male e anche lei spinta da un odio e un rancore che diventano quasi grotteschi se confrontati con il torto che le è stato fatto. Eppure questi personaggi, oggi considerati inadatti a una storia, banali o noiosi, nella semplicità della loro caratterizzazione trasmettono un insegnamento fondamentale che purtroppo abbiamo smesso di raccontare, soprattutto ai bambini: a volte le persone, semplicemente, sono cattive e fanno del male senza alcuna vera motivazione ma solo perché possono farlo, perché sono più forti e hanno deciso che non meriti di vivere felice – o di vivere del tutto. La Strega Nera non ha un motivo per odiare Fantaghirò, semplicemente le dà fastidio la sua felicità e ha deciso che deve soffrire; una motivazione molto esile per un personaggio, certo, ma quante persone ragionano effettivamente così nel loro piccolo mondo quotidiano?
Se la sua personalità ricorda quella di Malefica, il suo aspetto richiama alla memoria quello di un’altra grande strega cattiva, ovvia la matrigna di Biancaneve: come lei indossa una cuffia nera a punta sui capelli e come lei ha una minacciosa corona irta di punte, ma laddove la creatura disneyana indossava una castigata tunica la Strega Nera esibisce un abito che mostra una generosa scollatura e uno stacco di coscia davvero notevole. Il risultato è un personaggio immediatamente iconico, che unisce una personalità malvagia – eppure molto divertente nei suoi esagerati scatti d’ira – a un aspetto al tempo stesso minaccioso e seducente, statutario ed erotico, legata al tempo stesso all’immaginario fiabesco e alla tradizione delle vamp anni Ottanta ed entrando così prepotentemente nei cuori del pubblico da guadagnarsi un ruolo anche nei successivi capitoli del franchise – o così ho letto: non ricordo nulla delle tre successive miniserie. Oltre alla strega, tutto il mondo di Fantaghirò 2 recupera e rimette in scena un immaginario fiabesco sempre affascinante, con animali parlanti, creature magiche e invenzioni irresistibili a cui viene dato vita con gusto ancora artigianale per gli effetti speciali che potrebbe fare scuola ancora oggi; tra le nuove introduzioni, la Pietra Torna-Indietro è sicuramente la mia preferita, sintomo di quel sentimento animista che caratterizza le fiabe eppure totalmente verosimile per l’universo immaginario di Lamberto Bava.

Si potrebbero criticare molte cose di Fantaghirò 2, dallo sviluppo molto molto prevedibile alla recitazione sempre appena sopra le righe, dall’immaginario molto infantile ai personaggi tagliati con l’accetta; ma sarebbe non solo ingiusto, sarebbe sbagliato viste le intenzioni della miniserie. Fantaghirò 2 recupera volutamente una poetica e un’estetica da libro illustrato per bambini e racconta una fiaba estremamente tradizionale che gioca con tutti i cliché del genere rimettendoli in scena e dimostrando come possano funzionare ancora oggi rimaneggiandoli appena appena, come nel finale quando è il principe, per una volta, a dover baciare il rospo per salvare la propria amata. È un racconto che parla non tanto a noi quanto ai bambini che una volta siamo stati, alle storie che ci hanno cresciuto e formato, ai giochi che facevamo e agli eroi che hanno popolato le nostre fantasie, e si fa amare proprio per la capacità che ha di riconnetterci con quella dimensione infantile e giocosa della nostra personalità che troppo spesso finisce dimenticata e trascurata. Sicuramente il modo migliore per iniziare questa stagione natalizia!
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Le prime avventure di Fantaghirò e altri film che ho nominato di sfuggita:
Quindi sono nato tipo nel periodo in cui andava in onda Fantaghirò… E durante tangentopoli, son soddisfazioni. 😂
Non me lo sono mai goduto come film ma ricordo il cartone animato (seppur di sfuggita). Ricordo che mio fratello le storpiava il nome chiamandola “Tanfaghirò” e solo adesso mi rendo conto di quanto fosse involontariamente divertente.
In effetti ultimamente c’è una tendenza a cercare una motivazione tangibile per cui i villain si comportano come tali andando totalmente ad ignorare quella che spesso viene chiamata “la banalità del male”. Ci sono persone stronze solo perché si sentono bene a fare del male (grande o piccolo che sia). É pur vero che in alcuni tipi di storia, un villain intrinsecamente cattivo può stonare però in alcuni casi dei personaggi dicotomici sono efficaci. Adesso che ci penso, la maggior parte dei miei personaggi preferiti ricade in questa categoria (Myotismon, N. Tropy, Hanamiya e Monoma che anche se non è un villain è comunque su questa linea) perché sono archetipi che se gestiti bene regalano dei momenti di alto intrattenimento e spesso diventano iconici.
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Hai usato l’espressione perfetta: sono personaggi archetipici, e come tali hanno una forza enorme nel mettere in scena caratteristiche universali dell’uomo – in questo caso la cattiveria e la malvagità. Sono personaggi delicati da usare ma effettivamente, se fatto bene, danno risultati straordinari e diventano assolutamente memorabili – e divertetnti, come nel caso della Strega Nera!
Poi ovvio che un personaggio tridimensionale è più interessante, ma quelli cattivi “perché sì” sono senza dubbio quelli che mi spaventano di più: per citare Alfred, sono quelli con cui non si ragiona né ci si parla.
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ciao^^
questo franchise mi manca ma la strega cattiva mi ricorda molto la strega di Enchanted, interpretata dall’iconica Susan Sarandon! prova a guardare su GImmagini 😜
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Sì, conosco la strega di Enchanted!
Probabilmente si rifanno tutte e due allo stesso modello, ma la Strega Nera ha una carica erotica che a Narissa invece per lo più manca. Sono comunque due personaggi assolutamente iconici ed irresistibili, le amo entrambe!
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Adoro il mondo di Fantaghirò. Per quanto certe cose siano invecchiate e avessero dei limiti legati al budget, era una serie fatta con passione e anche professionalità (d’altronde dietro c’era Lamberto Bava). Quello che adoravo era sicuramente l’atmosfera fantasy che si respirava, dava un tocco all’opera di autenticità e riusciva veramente a catapultarmi in un mondo magico, cosa che incredibilmente non riescono opere fantasy odierne nonostante i loro grandi budget. E poi apprezzato molto i personaggi, erano scritti bene nella loro semplicità e riuscivano a farsi ricordare. Mi manca vedere nel nostro cinema e nella nostra televisione opere simili, anche se qualcuno di tanto in tanto ci prova.
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Manca tanto anche a me questo genere di fantasy magari un po’ ingenui ma che ti assorbono completamente. Oggi, nonostante i budget stratosferici, spesso manca l’anima, mentre in opere come Fantaghirò era esattamente l’opposto – e infatti le ricordiamo ancora oggi.
Buon Natale!
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Per me ci dev’essere sempre equilibrio tra la sostanza e il lato tecnico. Se qualsiasi opera, libri, film, serie televisive, videogiochi, riesce a rispettare questo equilibrio, riuscirà a regalare dei meravigliosi ricordi.
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Ancora mi chiedo perché non hanno fatto un film per il cinema dato tutto quel successo
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Non so, forse pensavano che il rischio fosse troppo grosso o non ci hanno mai nemmeno pensato.
Non so, poi, quanto, negli anni 90, fosse sviluppata una mentalità così transmediale come abbiamo oggi, per quanto degli esempi, in USA, ce ne fossero già stati diversi.
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io ci spero ancora in un revival
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Stavo per scrivere che, secondo me, il tempo di questi fantasy è passato, ma poi mi è venuto in mente il film di Stardust che, tutto sommato, è esattamente questo solo con un budget molto più alto.
Ci vorrebbe un regista capace di centrare quell’esatto mix di fantasy e ingenuità – ovviamente con effetti speciali “analogici”.
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