L’hype intorno all’uscita di Wandavision era qualcosa di incalcolabile, ed era semplicemente ovvio che fosse così: non solo si trattava del primo prodotto seriale legato esplicitamente e in modo inscindibile al Marvel Cinematic Universe, ma era anche il primo mattonino di una Fase 4. Avengers: Endgame, infatti, ha chiuso tutte le linee narrative principali che la saga aveva portato avanti per dieci anni, dando una degna conclusione alle vicende di tutti i protagonisti, o quasi; ben poco restava su cui costruire una nuova saga, per cui l’attenzione era puntata su Wandavision per avere qualche indizio sulla direzione che il MCU avrebbe preso da questo punto in avanti. Risposte ne sono state date poche, a questo proposito, nonostante i rumors e le aspettative che si sono create dopo i trailer e man mano che gli episodi uscivano; anzi, si potrebbe dire che il MCU non abbia ancora svelato nessuna delle sue carte. Una cosa resta ben chiara: Wandavision è stata una gran bella serie, e forse per il momento tanto basta.

La serie inizia in un momento imprecisato dopo la vittoria degli Avengers sulle truppe di Thanos (solo più avanti ci vengono forniti indizi per ricostruire la cronologia degli avvenimenti) con una scena quantomeno surreale per più di un motivo: non solo Visione è ancora vivo, ma ha sposato Wanda e messo su casa in un sobborgo wasp che sembra uscito direttamente da una sit-com anni 50; che è successo? L’atmosfera idilliaca si rivela ben presto molto più sinistra di quanto ci si possa aspettare, e tra una vicina impicciona e una laughtrack quasi ininterrotta si fa strada un sospetto inquietante: e se Wanda fosse diventata un villain?
E’ difficile, almeno per me, dare un giudizio unitario su Wandavision, una serie che ho aspettato molto e che ho seguito con fedeltà e piacere di settimana in settimana, aspettando, ogni venerdì, l’ora di tornare a casa da scuola solo per vedere come sarebbe andata avanti la storia. Wandavision, in questo, mi è piaciuto molto, mi sono divertito, mi ha intrattenuto e mi è piaciuto molto il lato social del seguire una serie di settimana in settimana, soprattutto un prodotto come questo che ha giocato molto (anche troppo, forse) sul gettare indizi e suggestioni con cui depistare i fan. Eppure non mi spingo a definirla una serie perfetta: come prodotto di un universo narrativo molto più ampio di lei, Wandavision ha dimostrato un’incredibile coerenza con quanto l’ha preceduto, nel bene e nel male. Per quanto mi riguarda, i difetti sono diventati sempre più evidenti man mano che la serie procedeva verso la sua conclusione, lasciandoci, infine, con quello che ha avuto tutto il sapore di un potenziale, se non sprecato, sicuramente non sfruttato fino in fondo.

La prima parte della serie è sicuramente quella più interessante e innovativa, quella che ha fatto considerare, a ragione, Wandavision il prodotto Marvel più originale e sperimentale realizzato fino a questo momento. Già dai trailer era evidente che si sarebbe recuperato lo stile delle classiche sit-com statunitensi, ma non era chiaro fino a che punto questo genere sarebbe stato intrecciato con la vicenda della serie. Ben lungi dall’essere una pura questione di forma, l’uso del linguaggio e delle formule delle sit-com si rivela non solo funzionale alla narrazione, ma addirittura parte integrante di essa, dando vita a un racconto multiforme e stratificato che gioca con i registri linguistici, la metatestualità e quel gusto, tutto post-moderno, che vede nei giochi di citazioni e riferimenti la ragione d’esistere ultima di un prodotto audiovisivo. A metà tra l’omaggio affettuoso e la divertita parodia, Wandavision fa propri e rimette in scena dei meccanismi narrativi indubbiamente – e volutamente – datati, riadattandoli però alla natura superumana dei due protagonisti: se l’ambiente e le situazioni sono quanto di più stereotipicamente quotidiano possano esistere, Wanda e Visione spezzano questa pretesa normalità semplicemente con la loro presenza e la loro natura fantascientifica, disperatamente nascosta al resto del cast ingaggiato, obtorto collo, per dare vita all’idilliaca Westview. Si viene quindi a creare un meccanismo in cui qualsiasi cosa ha una doppia faccia, come un gemello oscuro che attende solo di emergere: la giovane coppia sposata nasconde una natura superumana, la cittadina perfetta è in realtà una prigione, e la pretesa felicità nasconde un abisso di dolore e solitudine assoluti.
Man mano che gli episodi procedono il mistero di Westview viene via via svelato, grazie anche alla moltiplicazione delle linee narrative che ci postano oltre la barriera magica che circonda la città per ritrovare vecchi amici, come Darcy e Monica Rambeau, o nuovi elementi destinati, con ogni probabilità, a ricorrere nel futuro della saga, come lo SWORD, l’organizzazione gemella della SHIELD. Proprio seguendo l’indagine dello SWORD iniziamo a ottenere le prime risposte per svelare un mistero che riesce ad essere tale fin quasi alla fine grazie all’abilità degli autori nel seminare false piste praticamente ovunque. Il problema del mistero di Wandavision, però, è molto comune: una volta svelato rischia di perdere gran parte del suo fascino, ed è esattamente quello che accade nella seconda metà della serie, in cui il formato da sit-com e il gioco di citazioni lascia progressivamente il posto a un racconto supereroistico più tradizionale e, forse, quasi banale nel risolvere tutta la vicenda a pugni in faccia, flessioni di muscoli e poteri magici.

Il problema autentico, però, è forse il fatto che il mistero su cui si fonda Wandavision non sia un mistero affatto: è perfettamente chiaro fin dall’inizio cosa sia successo, chi sia il responsabile dell’incantesimo che dà vita a Westview e per quale motivo lo abbia fatto, tant’è che nel momento in cui la questione viene direttamente affrontata le risposte sono trattate non come un colpo di scena, ma, in maniera intelligente, come un approfondimento sul passato di Wanda e la sua mente resa instabile dal dolore per la perdita di Visione, l’ultima persona che le era rimasta al mondo dopo la morte di Pietro. Anche la rivelazione dell’identità del villain non ha davvero preso nessuno alla sprovvista, dal momento che era stata ampiamente preparata nel corso della serie: Agnes era troppo onnipresente e troppo autoconsapevole all’interno di Westview per non avere alcun ruolo significativo da giocare nel corso della storia, cosa che puntualmente è accaduta. Forse anche per questo motivo gli autori hanno scelto di trattare la rivelazione della sua natura magica in modo deliziosamente kitsch con il motivetto “Agatha all along” a fare da contrappunto ironico alla piega sempre più drammatica del racconto.
Il peccato capitale di Wandavision è proprio in questa prevedibilità, nel suo andare sempre sul sicuro tradendo, infine, le sue premesse sulla carta così rivoluzionarie. Man mano che ci si avvicina alla conclusione si fa sempre più vivida l’impressione di sta assistendo a un classico prodotto Marvel, con i suoi punti di forza, come un comparto tecnico di altissimo livello ed effetti visivi di grande qualità, e le sue storiche debolezze, come dei villain scarsamente carismatici e memorabili e un racconto fin troppo rassicurante. Wandavision finisce così inevitabilmente castrato da una conclusione che, sebbene coerente e adeguata alla vicenda, avrebbe potuto osare molto di più sfidando la dicotomia eroe-villan che si costruisce intorno al personaggio di Wanda: sono contento che, alla fine, non sia diventata pazza come si ventilava o, peggio, la cattiva della situazione, ma è altresì vero che la nostra Scarlet Witch se la cava davvero fin troppo a buon mercato, andandosene libera e senza conseguenze dopo aver sequestrato e torturato un’intera città. Perfino il suo sacrificio finale, la scomparsa di Visione e dei figli, appare soltanto come momentaneo, un separarsi temporaneo in vista di una futura riunione: il Visione bianco attivato dallo SWORD è infatti ancora in giro con tutti i ricordi del Visione originale, e la scena post-credit lascia aperta la porta al ritorno di Tommy e Billy, magari dal Multiverso di cui si sta tanto parlando da tanto tempo e si sperava, in questa circostanza, di iniziare a vedere qualcosina. Avrei preferito che non ci fosse più alcun Visione, che Wanda, alla fine della serie e del suo percorso di accettazione del lutto, fosse effettivamente costretta ad andare avanti da sola, senza i conforto di poter ritrovare il robot che ha amato; perché in questo modo, alla fine, a cosa è davvero servito Wandavision? A cosa è servito accettare la morte di Visione se questo è ancora vivo e vegeto, e in attesa di incontrare di nuovo Wanda alla prima occasione? Il sacrificio di Wanda appare quindi come il finale di Infinty War, un dolore temporaneo che sai già verrà rimediato in un prossimo episodio di questa lunga saga in cui accade davvero ben poco di davvero sconvolgente o drammatico, e nessun addio è mai del tutto definitivo.

Ben lungi dal definirlo un prodotto perfetto o rivoluzionario, Wandavision è una serie comunque indubbiamente originale, soprattutto all’interno dell’universo di cui fa parte, in grado di far entrare, con la sua narrazione così eccentrica e stratificata, una necessaria boccata di ossigeno all’interno del Marvel Cinematic Universe, troppo spesso eccessivamente uguale a sé stesso. Su tutto, però, vincono i due protagonisti: Elizabeth Olsen e Paul Bettany brillano di luce propria in ogni scena, godendosi finalmente quelle luci della ribalta che avevano intravisto solo di sfuggita nei film precedenti. Oltre a essere entrambi bravissimi, i due attori esibiscono una chimica incredibile quando recitano insieme, sia nei momenti comici dell’inizio sia nel drammatico addio che si scambiano nell’ultimo episodio, riuscendo a esaltarsi a vicenda l’uno nell’interpretazione dell’altra. Nel futuro, ci si aspetta che Wanda continui per un po’ ad avere un ruolo di primo piano, dal momento che la sua presenza è stata confermata in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, in cui probabilmente verrà approfondita la sua nuova identità di Scarlet Witch, mentre nel reparto televisivo l’attenzione si focalizza, ora, su The Falcon and the Winter Soldier, la seconda serie targata MCU che si prepara a debuttare tra un paio di settimane. Se Wandavision si è configurato come un mistery, The Falcon and the Winter Soldier sembra essere una serie d’azione, e vista la qualità tecnica dimostrata in questa prima serie direi che possiamo aspettarci grandi cose. Noi, intanto, non abbiamo ancora finito di parlare di Wandavision, dal momento che ho ancora qualche sassolino da togliermi dalla scarpa e mi piacerebbe spendere due parole sulla fruizione settimanale della serie, ragione per cui credo ci aggiorneremo alla prossima settimana per tornare a lamentarci in quel di Westview in attesa di capire dove l’universo Marvel ci porterà con il suo secondo appuntamento televisivo.
Bellissimo articolo! Concordo, non un prodotto perfetto, non ho amato il finale con stregoneria e spiegone finale, mentre mi è piaciuta moltissimo la parte sit com. In ogni caso se lo scopo era di mettere l’acquolina in bocca per la fase 4 direi che è stato raggiunto.
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Decisamente sì! Non era facile ripartire dopo Endgame, ma mi sembra che in questo caso si sia fatto un gran lavoro per stendere delle nuove fondamenta su cui costruire. A questo punto aspetto di vedere Doctor Strange per capire se effettivamente il Multiverso sarà la nuova grande saga del MCU dopo quella dell’Infinito.
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Io, diversamente da te, mi sono ritrovato a vederla quasi per caso e, dato che dura relativamente poco, mi sono fatto un bel bingewatching. Che dire, originale, carina, ben recitata, bilancia elementi innovativi con quelli tradizionali che ci si aspetta dall’MCU. Eccezionale no, ma valida come attesa di nuovi film. Mi spiacerebbe solo essere costretto a vedere tutte le serie tv per capire i film.
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Da quello che ho capito in realtà i film dovrebbero essere comprensibili anche senza le serie, ma mi sembra difficile: se, ad esempio, in Doctor Strange troviamo Wanda in cerca dei figli come facciamo a sapere chi sono e da dove spuntano? Stesso discorso per Visione bianco, quando tornerà (perché tornerà) chi non ha visto Wandavision come farà a sapere chi è? A meno di mettersi a fare spiegoni, che mi pare però davvero poco elegante. Alla fine bisognerà vedere tutto, ed è anche la mia principale perplessità nei confronti di un allargamento così esponenziale del MCU. Per dire, di alcune serie in arrivo me ne frega meno di zero (quella su Warmachine, ad esempio, la salterei volentieri), ma alla fine sarò costretto a guardarle. Ho paura diventi un universo tentacolare e sterminato come quello di Star Trek, per cui tenerne il segno rischia di diventare un lavoro quasi per fanatici.
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