Spider-Man: Far from Home

Dopo il punto fermo scritto da Avengers: Endgame, che ha chiuso tutte le storyline principali del Marvel Cinematic Universe, era importante decidere come andare avanti nel raccontare questa grande storia. Alla fine, la responsabilità di mostrare le conseguenze del ritorno alla normalità spetta a Spider-Man, uno degli eroi che proprio in quella normalità vorrebbe a tutti i costi inserirsi più di tutti i suoi colleghi, e nel farlo si assiste a un notevole cambio di registro: dalla drammatica epica degli ultimi film, infatti, si torna a una commedia dai toni teen, molto più leggera e scanzonata. Avevo alcune riserve su Spider-Man: Far from Home, principalmente derivate dal primo capitolo: Homecoming mi aveva convinto davvero molto poco, ma alla fine, se devo dire la verità, questo secondo capitolo mi è piaciuto molto di più.

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Sono passati alcuni mesi dalla battaglia in cui Thanos è stato sconfitto e tutte le persone obliterate riportate in vita dallo schiocco di dita di Hulk. Peter è tornato alla sua vita di tutti i giorni, riprendendo, insieme ai suoi amici, lì dove Thanos lo aveva interrotto cinque anni prima (non dimentichiamoci che da Endgame ci troviamo a tutti gli effetti nel futuro). Peter vorrebbe solo dimenticare, divertirsi con i suoi amici e sognare la sua amata MJ, aiutando nel frattempo le persone del suo quartiere nascosto sotto la maschera di Spider-Man, ma Nick Fury ha altri piani: dietro suggerimento postumo di Tony Stark, l’ex capo dello SHIELD decide di rivolgersi a Peter per aiutare un misterioso uomo proveniente da un’altra dimensione a sconfiggere dei colossali mostri chiamati Elementali, costringendo Peter ad affrontare la morte del suo mentore e la necessità di iniziare a crescere.

Mi rendo conto che ci sono un numero enorme di cose che non funzionano in questo film, ma tutte sbiadiscono di fronte al fatto che mi sono divertito, e non me lo aspettavo per niente. Spider-Man: Far from Home è una commedia con idee semplici e ben rodate che però dimostrano di funzionare ancora alla perfezione, mettendo in scena quella manciata di archetipi adeguatamente adattati capaci ancora e sempre di tenere desta l’attenzione. Quante volte abbiamo assistito alla storia del ragazzo impacciato che vuole dichiararsi alla sua scorbutica fiamma? Eppure, per quante volte lo si sia già visto e si sappia come andrà a finire, non si può fare a meno di tifare per il giovane Peter Parker, immerso fino al collo in quella bizzarra storia dell’orrore che è l’adolescenza e messo di fronte a scelte molto più grandi della sua età.

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Spider-Man: Far from Home è infatti un film sull’elaborazione di un lutto e sull’eredità che le nuove generazioni sono chiamate, talvolta controvoglia, a raccogliere. La morte di Tony Stark ha lasciato un buco enorme nel cuore non solo di Peter, ma di tutto il mondo, e tutti, compreso Peter, si pongono la stessa domanda: chi sarà il prossimo Iron Man? Fury sembra sicuro che la scelta ricada proprio su Peter, e mette il ragazzo di fronte alla responsabilità di prendere il posto che fu del suo mentore e diventare un’ispirazione per il mondo. Scarpe troppo grandi per essere riempite da chiunque, e soprattutto da Peter, a sua volta alla ricerca di una nuova guida, una nuova figura paterna che possa guidarlo ora che Tony lo ha lasciato nuovamente solo. Quentin Beck, aka Mysterio, sembra proprio l’uomo giusto per colmare l’assenza di Tony, e Peter non esita a buttarsi tra le sue braccia e cercare di ricreare con lui il medesimo rapporto che lo legava a Tony; ma Quentin non è Tony, e Peter scopre una lezione fondamentale: a un certo punto bisogna smettere di fare affidamento su un adulto e diventare adulti noi stessi. Non ci sarà mai un altro Iron Man, un altro Tony Stark, e Peter deve cominciare a muovere i primi passi autonomi nella sua carriera da supereroe senza la supervisione di qualcuno più esperto di lui a consigliarlo. Quello che lasciamo alla fine del film è un Peter Parker ancora giovane, certo, ma sicuramente più maturo e consapevole di non poter più scaricare le proprie responsabilità su qualcun’altro, responsabilità qui simboleggiate dalla tecnologia Edith.

Un racconto di formazione molto bello e interessante, viziato, purtroppo, dai difetti a cui accennavo sopra. Spider-Man: Far from Home è un film molto ingenuo, che ti chiede di sorvolare su un numero imbarazzante di buchi di trama e di scelte quantomeno discutibili della sceneggiatura. Intanto è piuttosto curioso che l’intero cast del film sia sparito allo schiocco di dita di Thanos, ma anche la questione del ritorno apre diversi punti lasciati oscuri: ad esempio, se Brad era già al liceo all’epoca di Infinity War e non è stato polverizzato da Thanos, perché è ancora in classe con Peter dopo cinque anni? Sono domande che minano le fondamenta della credibilità del film stesso, mettendo in risalto la scarsa attenzione con cui è stata scritta la sceneggiatura. Una sceneggiatura, oltretutto, molto diseguale, che alterna dei bei momenti a cadute di stile vergognose, come il lungo spiegone di Mysterio nel momento in cui la sua natura da villain viene rivelata (come se nessuno lo avesse già immaginato fin dall’inizio). Durante la visione pensavo che la storia di Mysterio fosse la peggior accozzaglia di luoghi comuni mai visto finora, ma, alla fine, si scopre che la cosa è voluta, per cui non lo considero un orrore di sceneggiatura quanto un tentativo, da parte del MCU, di giocare con i topoi del genere in cui rientra, provando a parodiare personaggi e situazioni tipiche in cui si ritrovano i suoi personaggi. Altra leggerezza è la disinvoltura con cui viene trattata la geografia europea: io sono andato a Praga in macchina, e ti assicuro che alla fine del viaggio non si esce così freschi e rilassati!

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Gli effetti speciali sono ottimi, come al solito, e Jon Watts svolge un ottimo lavoro nelle scene d’azione; tra di esse spiccano sicuramente il combattimento sul Tower Bridge tra Spider-Man e i droni di Mysterio e le sequenza in cui Peter è vittima delle illusioni del suo avversario. Non è nulla di inedito, mi sembra, ma sono scene comunque molto ben realizzate che hanno il merito di alcune trovate molto ben piazzate.

Alla fine Spider-Man: Far from Home porta a casa il risultato in modo dignitoso e piacevole, chiudendo la terza fase del Marvel Cinematic Universe e, con esso, il suo primo, lungo arco narrativo. Sul futuro del franchise non ci sono altre certezze, se non quella che proseguirà sicuramente, mentre per Spider-Man sembra profilarsi all’orizzonte un terzo capitolo che potrebbe coinvolgere un personaggio molto celebre delle sue storie, introdotto nella scena post credit: J. Jonah Jameson, interpretato nuovamente da JK Simmons dopo la trilogia di Raimi. A questo punto, sono davvero curioso di vedere dove si andrà a parare.

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15 pensieri riguardo “Spider-Man: Far from Home

  1. Personalmente sono ancora legato alla prima trilogia di Spiderman.
    Tuttavia ammetto che l’attore sa entrare bene nel ruolo e che l’unico modo per non copiare l’altra trilogia é adoperare i toni teen di cui hai parlato.
    Secondo me la Marvel é stata brava da questo punto di vista, non come la DC che ha semplicemente dato vita a un nuovo Batman, l’ennesimo

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    1. La prima trilogia rimane un classico, anche se non amo molto Tobey Macguire. A me era piaciuto molto anche The Amazing Spider-Man (più il primo del secondo), ma in generale sono molto fan del personaggio di Spider-Man per cui è difficile che mi deluda; giusto Homecoming c’era riuscito!

      Tom Holland ha proprio fatto suo il ruolo, e mi è pure simpatico (al contrario di Zendaya, che mamma mia non la posso vedere; però qui è molto meno insopportabile rispetto al primo film).

      I problemi della DC nel rilanciare i suoi personaggi sono sotto gli occhi di tutti. La differenza, secondo me, è che la Marvel si ferma poco a pensare alle conseguenze: ha la possibilità di fare un film e lo fa, vada come vada, al massimo cancella tutto e parte il reboot. La DC, prendendosi sempre così sul serio, mi sembra meno disposta a correre dei rischi e sperimentare strade nuove. La Marvel ha avuto tre Spider-Man molto diversi tra loro, mentre, come dici anche tu, tutti i Batman sono molto simili tra loro; l’unico un po’ diverso che ha tentato una strada nuova è stato quello di Shumacher, e ha subito una damnatio memoriae che continua ancora oggi.

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    1. Ad esempio il fatto che Brad fosse a scuola con loro prima dello schiocco e al loro ritorno, cinque anni dopo, sia ancora lì ancora coinvolto nelle dinamiche dei protagonisti come se il tempo non fosse passato. Oppure il fatto che tutti credano subito a Mysterio senza nemmeno indagare un attimo: d’accordo che non è il vero Fury, ma viene lasciato intendere che sia comunque a capo dello SHIELD (o quello che ne resta), possibile che nessuno abbia intuito che si trattava di una truffa? Poi c’è anche il fatto che l’intero cast del film sia scomparso, da Peter a MJ, da zia May a Flash, dall’amico cicciotto agli insegnanti; non è proprio un buco, ma mi sembra quantomeno forzata come cosa.

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      1. Avevamo notato anche noi che la Marvel con i “Blippati” ha fatto un po’ di casino.
        Il fatto che Quentin Back è stato subito creduto si può un po’ comprendere, Fury ha incontrato per la prima volta Mysterio mentre stava combattando un elementale che stava creando casini, quindi è subito visto come un eroe, e che viene da un’altra dimensione non è di certo la cosa più strana che Nick Fury abbia sentito. Alla fine un po’ di forzature ci sono ma si possono sorpassare, non cambiano molto la storia e poi quale libro o film non ne ha (con questo stiamo cercando più di convincere noi che te 😆)

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